Fuori dal Mucchio - Recensione "Diacronie"
Diacronie
autoprodotto
Rincontrare gli Antilabé dopo circa tredici anni dal precedente CD “Dedalo” è come riaprire una vecchia valigia, compagna di svariati viaggi nel mondo, e riscoprire orizzonti, fragranze, suoni, colori e volti, da ogni dove. “Alla scoperta del passato per vivere il presente e sognare il futuro”, questo lo spirito che muove l’ensemble trevigiano, proiettato su un ideale tappeto volante che, a dispetto di un certo clima di chiusura veneto di questi tempi, lo conduce magicamente oltre ogni barriera, vera o ideale, su rotte mediterranee, su notti partenopee, su dune di deserti nordafricani e danze arabe, sulle scie ventose di leggende guatemalteche, su eterne città egiziane. “Diacronie” è un esperanto di sogni e vissuti, un intreccio di suoni e idiomi che si muove con sapienze su un sicuro solco etno-jazz a svolazzi progressive, meraviglioso progetto voluto da Adolfo Silvestri (basso, contrabbasso, bouzouki, chitarra classica), affiancato dalla sinuosa ed elegante voce jazzy di Carla Sossai, le percussioni di Luca Crepet (marimba e vibrafono sono elementi peculiari del suono Antilabé), la batteria di Luca Tozzato, le chitarre e le tastiere di Marino Vettoretti. E poi gli ospiti, imprescindibili in un progetto aperto musicalmente e culturalmente (va da sé anche mentalmente): Mike Applebaum (tromba), Stefano Dall’Armellina (voce), Vittorio Matteucci (voce), Elvira Cadorin (voce), Christian Tonello (fisarmonica), Fabio Calzavara (sax), Irene de Bartolo (arpa), Enzo Vettoretti (contrabbasso). “Ogni tessera è una parte importante di un mosaico”. Sottoscriviamo con profonda cognizione, per un mosaico che è anche arazzo cangiante, vivido, prezioso e raro avamposto veneto, curioso cittadino del mondo.
Loris Furlan